Non essendo un facile profeta, non so se in questo istante vi ritroviate a leggere queste righe nel bel mezzo di un momento di distensione dopo una giornata di duro lavoro o sotto l’ombrellone a godervi le vostre meritate (o immeritate) vacanze.
Letture di fede e scienza, dunque, non rientrano propriamente fra quelle più rilassanti sul divano di casa, né tantomeno rispondere alla domanda se si può essere buoni scienziati, essendo credenti, uno di quei quesiti che affolla la mente dei bagnanti.
Non essendo lo scopo di questo articolo rovinare il riposo di alcuno, vorrei evitare di annoiarvi con statistiche e sondaggi, talvolta anche di dubbia validità teologica (in alcuni di essi, percentuali minime di intervistati si sentono essi stessi dio…).
C’è una strada che è forse più illuminante e meno impervia che si può percorrere: quella storica.
La storia è maestra di vita dicevano gli antichi ed il suo racconto è spesso più risolutivo di tante altre elucubrazioni intellettuali.
Si può essere scienziati e credere nel Creatore?
Fare scienza da credenti porta a risultati mediocri?
Senza andare troppo indietro nel tempo e partendo dall’Età Moderna, ci sono degli esempi molto interessanti da sottoporre alla vostra attenzione per provare a dissipare questi dubbi.
Una nota essenziale: quando parliamo di “credenti” non intendiamo necessariamente fedeli di fede evangelica (men che meno delle Assemblee di Dio in Italia, visto che neanche esistevano in tutti i periodi riportati), ma di scienziati convinti che alla base dell’immanente vi fosse un Essere trascendente, così come insegnato dalle Scritture. Frase un po’ complicata per dire che la natura è il risultato dell’ordine voluto da Dio, poi ritrovato dalle leggi fisiche, e non frutto del cieco caso.
Un elenco interessante
L’elenco che segue è sicuramente (e volutamente, visto il tono del discorso) incompleto e parziale, ma può dare ottimi spunti di riflessione.
- Francesco Bacone (1561-1626), considerato da molti il padre della scienza moderna, sosteneva che Dio ci avesse fornito due libri (il libro della natura e la Bibbia) e che per essere istruiti in maniera davvero adeguata bisognava applicarsi allo studio di entrambi.
- Niccolò Copernico (1473-1543), nel proemio del De Revolutionibus Orbium Coelestium, opera che segna la nascita della Rivoluzione Copernicana (o eliocentrica), scriverà:
“Chi, infatti, applicandosi a quelle cose che, costituite nell’ordine più eccellente, vedrà dirette da governo divino, non sarà spinto, dalla loro assidua contemplazione e da una certa consuetudine, alle cose migliori e non ammirerà l’artefice di tutto, in cui è ogni felicità e ogni bene? E non sarebbe stato forse invano che il divino salmista si sarebbe detto dilettato dalla creazione di Dio ed esultante per l’opera delle sue mani, se per questi mezzi, quasi mediante un veicolo, non fossimo condotti alla contemplazione del sommo bene?” - Galileo Galilei (1564-1642), il cui nome è associato al metodo scientifico (o galileiano) si è speso fortemente per conciliare il rapporto fede e scienza, anche per le ben note vicende personali. In una famosa lettera del 1615 sottolinea come “l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo”, ossia che la Bibbia non è da intendersi come un testo scientifico in senso stretto, perché il suo fine è presentarci il piano di salvezza per l’umanità.
- Giovanni Keplero (1571-1630), famoso per le sue tre leggi (di Keplero) sui moti planetari, era talmente convinto che l’armonia del creato voluta dal Creatore fosse evidente che ritrovare quelle regolarità (ossia le leggi naturali) significava in qualche modo pensare come avesse pensato Dio dopo di Lui. La sua terza legge si ritrova proprio in un testo dal titolo “Harmonices Mundi” (Le armonie del mondo, 1619).
- Robert Boyle (1627-1691), uno dei fondatori della chimica moderna, per disposizione testamentaria diede il via alle cosiddette “Boyle Lectures”, ossia discussioni fra accademici sulla ragionevolezza del cristianesimo.
- Isaac Newton (1642-1727), ritenuto uno dei più grandi geni di tutti i tempi, che ha associato il suo nome a tante leggi fondamentali della Fisica, quali la Legge di Gravitazione Universale e la II legge della dinamica, in una lettera a R. Bentley del 1693 scriveva: “non credo che ciò [l’Universo, ndr] si possa spiegare solo con cause naturali, e sono costretto a imputarlo alla saggezza e all’ingegnosità di un essere intelligente”.
- Eulero (1707-1783), forse il matematico più importante di tutto l’Illuminismo, ha dato il proprio contributo ad una serie numerosissima di opere scientifiche. Si narra che la sera, prima di andare a dormire, leggeva un capitolo della Bibbia e pregava con tutta la sua famiglia.
- Louis Augustin Cauchy (1775–1836), una mente fuori dal comune testimoniata anche dalla produzione scientifica impressionante in ambito matematico, in un corso d’Analisi all’Ècole Polytechnique (1821), a proposito della riduzione alla sola speculazione materialistica, si esprimeva così: “sarebbe un errore pensare che si può trovare certezza soltanto nelle dimostrazioni geometriche o nella testimonianza dei sensi”.
- André-Marie Ampère (1775-1836) è noto (specie ai liceali del quinto anno) per i suoi studi sull’elettricità, tanto che l’unità di misura della corrente elettrica porta il suo nome. Nella sua profonda convinzione che Dio ci parlasse sia tramite il Creato che tramite la Scrittura, sottolineerà: “ma questa conoscenza (del mondo naturale, ndr) conduce l’uomo ad una conoscenza molto imperfetta degli attributi del Creatore, dei doveri che questo esige da lui e del fine per cui lo ha creato. Perciò è stato necessario che Dio supplisse alla debolezza della mente umana, aprendogli, per mezzo della rivelazione, una seconda via che lo conducesse a lui”.
- Louis Pasteur (1822-1895), padre della microbiologia, noto anche per il metodo della pastorizzazione, riteneva che “poca scienza allontana da Dio, ma molta riconduce a Lui”.
- James Clerk Maxwell (1831-1879) operò la prima teoria moderna dell’elettromagnetismo tramite le sue celebri quattro omonime equazioni. Fra i suoi lavori scientifici è stata trovata questa preghiera: “O Dio Onnipotente, che hai creato l’uomo a tua propria immagine, e ne hai fatto un’anima vivente perché egli potesse cercarti e avere potere sulle tue creature, insegnaci a studiare l’opera delle tue mani in modo che possiamo sottomettere la terra a nostro uso e rafforzare la nostra ragione al tuo servizio; e ricevere la tua Parola benedetta, così da aver fede in Colui che hai mandato a darci conoscenza della salvezza e della remissione dei nostri peccati. Te lo chiediamo nel nome di quello stesso Gesù Cristo nostro Signore”.
- Robert Andrews Millikan (1868-1953), premio Nobel per la Fisica nel 1923 per il suo lavoro sulla carica elementare dell’elettricità e sull’effetto fotoelettrico, era convinto che la scienza portava a “conoscere non un Dio capriccioso, come lo erano gli dèi del mondo antico, ma un Dio che opera tramite leggi”, le cui regolarità presentano “una natura ordinata ed in grado di essere conosciuta; una natura il cui funzionamento può essere predetto, una natura su cui si può far affidamento”.
- Guglielmo Marconi (1874-1937), premio Nobel per la Fisica nel 1909 per i suoi studi sulla telegrafia senza fili tramite le onde radio, sosteneva che “la scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano”.
- Georges Edouard Lemaître (1894-1966), uno dei fautori della Cosmologia moderna, che partendo dalla Relatività Generale porterà alla formulazione di ciò che oggi chiamiamo il modello standard del Big Bang, non solo non trovava contrapposizione fra fede e scienza, anzi, intervistato a tal riguardo, rispondeva: “non ho conflitti da riconciliare. La scienza non ha cambiato la mia fede nella religione e la religione non ha mai contrastato le conclusioni ottenute dai metodi scientifici”. Scriverà ancora nel 1937 a proposito della posizione dello scienziato credente: “egli continua ad essere figlio di Dio quando pone l’occhio al suo microscopio, e quando pone tutta la sua attività, nella preghiera del mattino, sotto la protezione del Padre celeste. Quando pensa alle verità della fede, egli sa che le sue conoscenze sui microbi, sugli atomi o le stelle non gli saranno né di aiuto né di ostacolo per aderire alla luce inaccessibile e, come ogni uomo, cercherà di rendere il suo cuore simile a quello di un bambino per poter entrare nel Regno di Dio. Così, fede e ragione, senza mescolarsi in una miscela imbarazzante e sconveniente, né generare conflitti immaginari, si uniscono nell’unità dell’attività umana”.
- Charles Townes (1915-2015), premio Nobel per la Fisica per i suoi studi pionieristici sui laser-maser, asserirà: “credo fermamente nell’esistenza di Dio, basandomi sull’intuizione, le osservazioni, la logica e anche sulle conoscenze scientifiche”.
- Non dovrebbe sorprendere, alla fine di questo elenco, che anche Max Planck (1858-1947), figlio di un pastore protestante, vicino alle tesi del cristianesimo, pur non esplicitando la fede in un Dio personale, premio Nobel per la Fisica nel 1918 per la sua teoria sui quanti di energia (vedi Meccanica Quantistica), nelle sue riflessioni sul rapporto fede e scienza, dichiarerà:
“Religione e scienza non si escludono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova è rappresentata dal fatto che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi erano penetrati da profonda religiosità”.
In conclusione
Se avete resistito fino a questo punto nella lettura, potrei realmente indurvi in tentazione (ad odiarmi), aggiungendo che essere credenti e fare buona scienza non basta ai fini della salvezza dell’anima!
Questa prescinde infatti da qualsiasi posizione sociale e quoziente intellettivo (vero o presunto).
Gesù ebbe a dire proprio ad un dottore del Suo tempo su questo argomento:
“In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio” (Giovanni 3:3).
Il dott. in questione si chiamava Nicodemo, che non capiva cosa significassero queste parole: Gesù specificò meglio che si trattava di una nascita di tipo spirituale “quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito” (Giovanni 3:6).
È quella “nuova nascita” che ricongiunge il peccatore a Dio, indipendentemente dalla propria condizione di partenza, grazie al sacrificio sulla croce di Cristo!
È quella “nuova nascita” che dona nuova mente e nuovo cuore per vivere in pace con Dio e guardare alla realtà attraverso la Rivelazione biblica!
È sicuramente più che un valore aggiunto, che va oltre il tipo di professione esercitata: la salvezza, infatti, è per tutti gli uomini!
L’apostolo Paolo, sentendo il peso della predicazione del lieto messaggio dell’Evangelo, scriveva: “io sono debitore tanto ai Greci quanto ai Barbari, tanto ai sapienti quanto agli ignoranti” (Romani 1:14).
Non sarà la scienza a persuadere di peccato, di giustizia e di giudizio eterno, ma lo Spirito Santo (Giovanni 16:8).
Pur non modificando il proprio metodo d’indagine, gli occhi dello scienziato credente possono però avere un atteggiamento diverso nella contemplazione della Natura: doveva averlo capito quel genio già citato di nome J. C. Maxwell che, sulla porta del suo laboratorio di Fisica Cavendish a Cambridge, fece scrivere un verso del salmo 111 (verso 2): “grandi sono le opere del Signore e contemplate da chi le ama”.
Buona riflessione (e buon riposo) a tutti!
Giovanni Palamara