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La mia Svolta: Conoscere Dio in prigione

 

Mi chiamo Filippo e sono nato a Reggio Calabria. Non provengo da una famiglia di credenti evangelici. Ho incontrato il Signore circa dieci anni fa nella città di Reggio Emilia. In quel periodo fui invitato a partecipare a una riunione per giovani nella chiesa evangelica.

 

Sin dal primo momento in cui entrai in chiesa, rimasi colpito dal modo in cui i presenti lodavano il Signore. Non riuscivo a comprenderlo appieno, tanto che inizialmente li presi per pazzi. Tuttavia, in quella occasione, il Signore piantò un piccolo seme nel mio cuore.

 

Un mercoledì sera partecipai a una riunione nel garage di un membro della chiesa, dove il pastore predicò sul tema della salvezza. Non ricordo ogni dettaglio del messaggio, ma una frase in particolare mi scosse profondamente: “Il Signore bussa alla porta del tuo cuore, ma la decisione di aprire spetta a te. Quando Dio chiude quella porta, l’opportunità potrebbe non tornare”. Quelle parole mi fecero sentire il terreno mancare sotto i piedi. Fu allora che decisi di accettare il Signore come mio Salvatore personale, affidandogli tutto il mio cuore.

 

A Reggio Emilia frequentavo regolarmente i culti. In seguito, tornai a Reggio Calabria e iniziai a trascurare la chiesa. Quello fu un periodo di allontanamento: ripresi cattive abitudini e tornai a una vita mondana per otto anni. In quegli anni conobbi una ragazza con cui ebbi una relazione altrettanto lunga. Lei non condivideva la mia fede, e nonostante i miei sforzi per avvicinarla a Dio, finii per allontanarmi sempre di più.

 

La Mia Svolta: Conoscere Dio In Prigione

 

Le mie scelte sbagliate e le cattive amicizie mi portarono a vivere l’esperienza del carcere, dove rimasi per due anni e mezzo. Quello fu un periodo particolarmente buio, ma anche un tempo in cui il Signore mi richiamò a tornare a Lui.

 

Il mondo del carcere è una realtà a parte, abitata da persone che spesso sembrano aver perso ogni speranza. In quella situazione, Dio mi fece comprendere molte cose: senza di Lui non avrei mai superato quei momenti difficili. Arrivai persino a tentare il suicidio, ma il Signore intervenne e non lo permise.

 

Un giorno, mentre passeggiavo con alcuni compagni di prigionia, parlammo di religione. Raccontai di essere stato un credente evangelico, e uno di loro mi disse che conosceva una ragazza evangelica che avrebbe potuto contattarmi. Accettai, e lei mi scrisse. Nella mia risposta, le raccontai tutta la mia storia. Questa apertura fu motivo di testimonianza anche per il mio compagno di stanza, che non riusciva a capire come potessi confidarmi con una sconosciuta. Questo è uno degli aspetti meravigliosi della vita cristiana: la condivisione profonda tra credenti, anche senza conoscersi personalmente.

 

Una Porta Ancora Aperta

 

Quella ragazza continuò a scrivermi, e attraverso le sue lettere mi sentivo sempre più vicino a Dio. Mi regalò un libro che narrava la storia di un uomo che, in situazioni simili alla mia, aveva trovato la salvezza in Cristo. Quel racconto mi ispirò e mi insegnò come pregare. Un giorno, pregai con tutto il cuore, chiedendo a Dio di salvarmi e promettendogli di lasciarmi alle spalle il mio passato se fossi uscito dal carcere. E Dio rispose a quella preghiera.

 

Conoscere Ancora Meglio Il Signore

 

Quando uscii dal carcere, tornai a casa, dove dovetti scontare sei mesi di domiciliari. Durante quel periodo feci il possibile per tornare in chiesa, e ci riuscii. Partecipai a una riunione per giovani e, successivamente, frequentai un centro comunitario evangelico. In una riunione di culto, sentii per la prima volta il desiderio di pregare a voce alta, ma non avevo il coraggio. Chiesi aiuto a Dio, e il pastore che predicò quella sera fu usato da Lui per incoraggiarmi. Da quel momento, la mia fede si rafforzò sempre di più. Decisi di sigillare il mio impegno con il battesimo in acqua, anche se durante quel periodo il nemico cercò in ogni modo di scoraggiarmi. Ma Dio fu sempre con me.

 

Una Moglie Con I Miei Stessi Desideri

 

Sentivo nel cuore il desiderio di avere accanto una persona con cui condividere la mia vita. Anche in questo, Dio ebbe misericordia e ascoltò i miei pianti. Mi donò una moglie che condivide la mia stessa fede: una credente nata di nuovo, una figlia di Dio. Ora posso ringraziare il Signore non solo per la mia famiglia spirituale, ma anche per quella naturale.

 

Questa è la mia storia. Anche se non ti conosco, prego che leggendo questa testimonianza tu possa comprendere quanto è importante avvicinarsi a Dio. Ciò che Dio ti offre è qualcosa che questo mondo malato non potrà mai darti. Seguire Cristo ti garantisce la vita eterna, mentre il mondo lascia un vuoto che nulla può colmare.

 

Il verso biblico che mi ha profondamente segnato è Giovanni 3:16: “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna”.

 

Dio ti benedica grandemente.

Filippo Rosace

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