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Come la Luna influenza la Terra

Foto di un ragazzo seduto a terra a guardare la luna

 

“Che fai tu Luna in ciel?”

 

Sul finire del 1829 e l’aprile del 1830 un giovane poeta, Giacomo Leopardi, si poneva questo interrogativo che, partendo dalla semplice osservazione di un elemento della natura, sconfinava nelle più profonde domande esistenziali.

 

La Luna è un corpo celeste particolarmente importante e caro a ogni essere umano anche oggi, tant’è che è si ritrova a essere citata di continuo. “Siamo stati veramente sulla Luna?” si domandano i complottisti. “Luna crescente, capello fluente”, recita uno dei tanti adagi popolari, per altro sbagliato…“Torneremo sulla Luna!”, asseriscono alcune nazioni tramite le loro agenzie spaziali.

 

La Luna, dunque, influenza il nostro vivere quotidiano a diversi livelli. La NASA ha perfino pensato di dedicarle una notte di osservazione internazionale, l’International Observe The Moon Night, per sensibilizzare tutti sulla conoscenza scientifica e l’esplorazione legate al nostro unico satellite naturale.

 

La Bibbia e la Luna: quasi come un libro di scienza

 

Nella Bibbia, la Parola di Dio, troviamo spesso l’utilizzo dell’immagine della Luna. Tra l’Antico e il Nuovo Testamento essa è citata una cinquantina di volte, spesso con rimandi poetici. La Scrittura non è un testo scientifico, ma leggendola, a volte colpisce e incuriosisce la correttezza scientifica che può emergere da un semplice verso poetico. È il caso del versetto 19 del salmo 104: “Egli ha fatto la luna per stabilire le stagioni; il sole conosce l’ora del suo tramonto”.

 

In questo inno -i salmi erano brani poetici cantati- lo scrittore desidera celebrare la grandezza di Dio attraverso il creato, riconoscendo la Sua mano in tutto quello che lo circonda. Una traduzione più letterale del verso sarebbe “Ha fatto la luna per le stagioni” o meglio “Ha fatto la luna per tenere traccia delle stagioni”. Era infatti una prassi nell’antichità utilizzare gli astri non solo per orientarsi -si pensi ai marinai- ma anche come misura dello scorrere del tempo.

 

L’autore dunque esalta il Creatore dell’universo che ha fatto la Luna non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua grande importanza e utilità. Quello che incuriosisce, per chi conosce un po’ di scienza, è che la Luna, come corpo celeste, ha un’influenza cruciale sulla nostra Terra, che coinvolge anche l’alternarsi delle stagioni.

 

La Terra impiega circa 365 giorni per orbitare attorno al Sole e in tutto questo tempo, in cui si muove nello spazio a una media di 29 km/s -anche se non ce ne accorgiamo-, l’asse di rotazione terrestre si mantiene costantemente inclinato rispetto alla perpendicolare al piano su cui si muove la Terra, l’eclittica.

 

È come se noi camminassimo sempre chinati da un lato, come la Torre di Pisa, senza esserne consapevoli. Sebbene la Luna abbia una massa decisamente inferiore alla Terra, la sua influenza gravitazionale sul nostro pianeta non è trascurabile, anzi!

 

La sua presenza dà la possibilità all’asse di rotazione terrestre di mantenersi costante nella sua inclinazione durante tutto il suo periodo di rivoluzione, permettendo così ai raggi solari di incidere in maniera diversa durante l’anno e quindi consentire l’alternarsi delle stagioni.

 

Se non ci fosse la Luna, non solo non ci sarebbero le stagioni, ma non ci sarebbe neanche la vita. È interessante constatare che nelle intenzioni di esaltare il Creatore attraverso l’opera delle Sue mani il testo biblico non sbagli, anzi offra qualche spunto di riflessione e dia modo di apprezzare dei fenomeni naturali come una straordinaria opera d’arte: più è bella, più cresce l’ammirazione per la Mente che l’ha realizzata!

 

Due conclusioni diverse

 

Purtroppo, però, questo senso di meraviglia non è sufficiente per garantire una rivelazione completa di Dio. Non riuscendo a trovare risposte definitive e soddisfacenti, Leopardi concluderà in modo pessimista le sue riflessioni affermando che “è funesto a chi nasce il dì natale”.

 

Nell’osservare la bellezza dei meccanismi celesti e in particolare della ciclicità dei movimenti della Luna, il poeta trova una profonda indifferenza che trasforma in dolore esistenziale. Il salmista, invece, era ottimista e alcuni millenni prima lodava Dio per le Sue meraviglie rivelate attraverso il creato, trovando nel Creatore motivo di certezza e gioia. “Possa la mia meditazione essergli gradita! Io esulterò nel SIGNORE”, dirà quasi al termine del suo cantico (Salmo 104:34). Com’è possibile osservare lo stesso oggetto e arrivare a due conclusioni diverse?

 

La rivelazione più importante

 

Il Nuovo Testamento ribadirà che le qualità invisibili di Dio, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue” (Romani 1:20), ma la rivelazione generale di Dio nel creato non può eguagliare la pienezza della rivelazione che abbiamo in una Persona, Gesù Cristo, il Signore e Salvatore.

 

Il nostro Dio, il Creatore, è andato oltre l’arido meccanicismo del movimento dei corpi celesti: non ha creato l’universo e l’uomo per poi ignorarne le vicende nel tempo. Ha camminato in mezzo a noi, si è fatto uomo ed è morto per tutti gli uomini, prendendo su di Sé il peso che il poeta percepiva e che ha espresso in modo magistrale, ma struggente, nella sua poesia.

 

Ogni cosa è stata fatto per mezzo di Lui e in vista di Lui, e il Suo messaggio rimane sempre lo stesso, denso di vita e di speranza: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Vangelo di Giovanni, 10:10).

 

Lo stesso Dio, che ha fissato nel cielo la presenza della Luna e l’alternarsi delle stagioni sulla Terra, non è rimasto indifferente alla condizione del mio e del tuo cuore e, grazie all’intercessione di Gesù, oggi stabilisce per te, se hai fede per accettarla, la Sua pace, una pace non effimera, ma che dà vita eterna:

“A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida” (libro del profeta Isaia, 26:3).

Giovanni Palamara

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