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La preghiera: comunicazione diretta con Dio

 

Esiste un solo mezzo di cui le persone possono disporre per comunicare con Dio: la preghiera. Essa non è relegata a luoghi, tempi o modalità prescritte, anzi: puoi decidere di pregare ovunque ti trovi, con chiunque sei e in qualsiasi momento.

 

Cosa è la preghiera?

 

La preghiera è il primo passo da compiere per stabilire un dialogo tra la propria anima e il suo Creatore. Avvicinarsi a Dio e parlarGli, come si farebbe col proprio papà o con il proprio migliore amico, è possibile grazie al sacrificio di Gesù sulla croce che ha provveduto la soluzione eterna al nostro peccato e la possibilità di poter essere accettati, ascoltati ed esauditi quando ci rivolgiamo a Dio, attraverso la preghiera, durante il nostro percorso di vita.

 

La preghiera rivolta al Signore è composta da vari aspetti, in questo articolo approfondiremo la supplica del cuore, cioè l’azione di esporre a Dio le proprie richieste e necessità, nella certezza di fede che Lui risponderà puntualmente al grido del cuore.

 

La preghiera è composta da parole dettate da sentimenti profondi, più che dalla logica. Potremmo paragonarla al vagito di un neonato, il quale, benché incapace di farsi comprendere, impiega tutte le proprie forze per comunicare il proprio senso di fame, di dolore, o di bisogno di calore fisico.

 

Le origini della preghiera

 

La preghiera affonda le proprie radici nella storia dei primi due figli che Adamo ed Eva ebbero.

Dio aveva bandito Adamo ed Eva dal giardino di Eden, dove in precedenza si incontrava quotidianamente con loro sul far della sera. Tuttavia è realistico pensare che i primi genitori al mondo abbiano parlato di Dio ai propri figli. Infatti vediamo come sia Caino che Abele abbiano offerto dei sacrifici a Dio per cercarLo.

 

Sappiamo altresì che non entrambe le offerte furono gradite, ciò nonostante Dio ascoltò e rispose a entrambe le preghiere. Abele offrì il meglio dal suo gregge e seppe che Dio guardò con favore la sua offerta, mentre Caino offrì dei frutti della terra, i quali, molto probabilmente, non dovevano essere delle primizie, visto che Dio guardò con favore l’offerta di suo fratello ma non la sua.

 

Tuttavia il Signore si diede pensiero di parlare a Caino, vedendo il cattivo sentimento annidato nel suo cuore. Dio si preoccupò di avvisarlo, di metterlo in guardia dall’errore che stava per commettere, e gli rivelò anche che aveva il potere di dominare la tentazione. In tutto ciò vediamo come la preghiera fosse un vero e proprio dialogo al quale potremmo attribuire tale formula: L’uomo chiama, Dio risponde”. Quindi non ci resta che chiederci quale sia la formula per una preghiera efficace.

 

In molti, anche tra cristiani, si chiedono: «Ma Dio ascolta la mia preghiera?».

A questa domanda possono rispondere unicamente i partecipanti al dialogo. Dio e la Sua creatura.  Dio dichiara: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Geremia 29:13). Quindi, confrontando la nostra preghiera con il parametro illustrato in questo passo possiamo sapere se veniamo ascoltati o meno.

 

Ciò nonostante è molto plausibile che al primo dubbio ne segua un altro: «Sento di non avere abbastanza fede, questo impedirà alla mia preghiera di venire accolta». Cristo Gesù ha promesso: “Se avete fede quanto un granello di senape, potrete dire a questo monte: “Passa da qui a là“, e passerà; e niente vi sarà impossibile” (Matteo 17:20).

 

Da qui nasce la domanda: “Esiste quindi un tipo di preghiera davvero efficace? Una preghiera potentissima?” La risposta che le Scritture ci forniscono è sì. Gli ingredienti per elevare una simile preghiera non sono altro che la fede e un sincero rapporto con Dio basato sulla consapevolezza che Lui ascolta e risponde sempre. Ma vediamo un esempio biblico di quella che potremmo definire “una preghiera potentissima”.

 

Una preghiera efficace

 

Leggiamo dalle Scritture la storia di Anna, moglie di Elcana:

 

“Dopo che ebbero mangiato e bevuto a Silo, Anna si alzò. Il sacerdote Eli stava in quell’ora seduto sulla sua sedia all’entrata del tempio del Signore. Lei aveva l’anima piena di amarezza e pregò il Signore piangendo dirottamente. Fece un voto e disse: «O Signore degli eserciti, se hai riguardo all’afflizione della tua serva e ti ricordi di me, se non dimentichi la tua serva e dai alla tua serva un figlio maschio, io lo consacrerò al Signore per tutti i giorni della sua vita e il rasoio non passerà sulla sua testa».

 

La sua preghiera davanti al Signore si prolungava, ed Eli osservava la bocca di lei. Anna parlava in cuor suo e si muovevano soltanto le sue labbra, ma non si sentiva la sua voce; perciò Eli credette che fosse ubriaca e le disse: «Quanto durerà questa tua ubriachezza? Va’ a smaltire il tuo vino!». Ma Anna rispose e disse: «No, mio signore, io sono una donna tribolata nello spirito e non ho bevuto vino né bevanda alcolica, ma stavo solo aprendo il mio cuore davanti al Signore. Non prendere la tua serva per una donna da nulla; perché l’eccesso del mio dolore e della mia tristezza mi ha fatto parlare fino ad ora». Ed Eli replicò: «Va’ in pace e il Dio d’Israele esaudisca la preghiera che gli hai rivolta!»” (1 Samuele 1:9-17).

 

La potenza di questa preghiera non sta nel pianto di Anna, non sta nell’immenso dolore provato da questa donna, non sta nemmeno nella promessa che propose a Dio nel caso in cui l’avesse esaudita, ma sta nella determinazione mostrata, nella sua fede, consapevole che solo Dio avrebbe potuto abbattere quel muro che si trovava davanti a lei.

 

Anna non si preoccupò di spandere il proprio dolore davanti a Dio, non badò a chi le stesse intorno, a cosa pensasse di lei la gente. Non lasciò che l’insinuazione del sacerdote la offendesse, non lasciò che le parole della sua rivale sopprimessero la sua speranza. La preghiera di Anna era un grido proveniente dal cuore. Un grido che tuonò agli orecchi di Dio.

 

Come bisogna pregare?

 

Bisogna pregare con la piena consapevolezza che ci si sta rivolgendo al Dio che ha creato i cieli e la terra, al Dio che, nonostante abbia il nostro soffio vitale nelle mani, ha deciso di prendersi cura di noi. Al Dio che fa in modo che tutte le cose cooperino al bene di coloro che Lo amano (Romani 8:28).  Al Dio che, quando ci vede soffrire, soffre con noi, e tuttavia ha il potere di liberarci dalla sofferenza.

 

Dobbiamo pregare con fede? Se prendiamo coscienza di Chi è il nostro Interlocutore e del fatto che Lui tutto può, già questo è un grande atto di fede.

Infine, come detto all’inizio: la preghiera è un dialogo. Ne segue che non c’è preghiera, fatta con cuore sincero, che non riceva risposta da Dio.

 

                                                                                                                                  Raffaele Donisio

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