Quest’anno si celebra il Cinquecentenario della Riforma Protestante. Quando ci capita di sentir parlare di Riforma protestante, di sicuro il primo nome è quello di Martin Lutero (1483-1546), il grande riformatore tedesco che, forte della propria esperienza personale di salvezza, ebbe il coraggio di sfidare Roma.
Poi ci sarebbero più o meno in quest’ordine: Calvino, Zwingli, Melantone e, fra i precursori, Tyndale o Wycliffe. In ultimo, solo in ultimo, potremmo sentir citare anche gli Anabattisti. Di loro non si parla molto e, quando lo si fa, spesso sono liquidati come fanatici ed estremisti. Fu davvero così o vale la pena spendere dieci minuti per capire meglio cosa fu l’Anabattismo nell’Europa del XVI secolo? Vedremo infatti che questi anabattisti semi-sconosciuti ci sembreranno più vicini di quanto avremmo immaginato.
Mi battezzo perchè so in Chi ho creduto.
Zurigo, 21 gennaio 1525. Un gruppo di giovani, a rischio della propria vita e contro le leggi della città, decide di battezzarsi in acqua per immersione in età adulta. Non lo fecero perché amavano sentirsi diversi ma perché intendevano essere fedeli all’insegnamento lasciato da Gesù e dagli apostoli.
A guidare il piccolo gruppo c’era Conrad Grebel, un giovane di ventisei anni che aveva sperimentato personalmente quella realtà spirituale che era rappresentata simbolicamente dal battesimo in acqua. Così scriveva in una lettera nel 1524:
“Il Battesimo, per come viene descritto nelle Scritture, fa riferimento al fatto che i peccati di colui che si battezza sono cancellati grazie alla fede e al sangue di Cristo; questo implica che egli è morto ai suoi peccati e che cammina in novità di Spirito e di vita.”
Da quel momento in poi gli oppositori coniarono, in tono dispregiativo, l’appellativo di Anabattisti (i ri-battezzatori) mentre essi si chiamavano semplicemente, tra loro, ‘fratello‘ e ‘sorella‘. A quei tempi, ogni altro movimento protestante era ancora rimasto alla pratica cattolica del pedo-battismo (cioè, battesimo dei bambini).
La Bibbia è la Parola di Dio e la mia unica, infallibile guida.
Il principio del Sola Scriptura fu uno dei capisaldi di tutte le diverse anime della Riforma. Grazie alla più grande innovazione tecnologica di quei tempi, la stampa, il testo biblico ebbe una diffusione impensabile fino a qualche decennio prima. Ma ogni riformatore metteva enfasi su un elemento diverso che scopriva personalmente nella lettura della Bibbia.
Per esempio, per Lutero era la giustificazione per la sola fede ad essere al centro del proprio pensiero, mentre Calvino enfatizzava la sovranità e l’onnipotenza di Dio. Gli Anabattisti vollero mettere enfasi sulla necessità di consacrarsi e imitare il Maestro e Lui soltanto: per questi giovani, tutto l’Antico Testamento culminava in Gesù, nel Suo sacrificio salvifico, nel Suo esempio, di cui seguire le orme.
Alla giustificazione doveva seguire la propria santificazione personale, per divenire sempre più simili a Gesù. Nel perseguire questo obiettivo, gli anabattisti non si conformarono a uno sterile legalismo, ma cercarono di leggere sempre il testo biblico con occhi spirituali e non carnali.
Questo messaggio fu predicato con perseveranza e, a dimostrazione della diffusione delle comunità di ispirazione anabattista, è sufficiente constatarne la densa presenza nei territori tedeschi, in alcune zone settentrionali della nostra penisola e nelle Fiandre (gli odierni Belgio e Olanda).
La Chiesa è il corpo di Cristo, è separata dal mondo e io ne sono davvero parte.
Balthasar Hubmaier (1480-1528), un pastore anabattista che avrebbe pagato con la vita la sua scelta di fede, amava affermare che il contesto privilegiato dove leggere e approfondire la verità della Parola di Dio era la comunità locale. Le comunità anabattiste non furono comunità di massa (tradizionalmente dette “di popolo“) dove si entrava automaticamente al momento della nascita: farne parte era una scelta, una scelta consapevole frutto di un’esperienza con Cristo.
La Chiesa doveva essere una comunità di santi perchè questa era la volontà di Dio, così come infatti insegna la Bibbia. Così si esprimeva Pilgram Marpeck (1495 c.-1556):
“La Chiesa di Cristo, internamente spirituale ed esternamente come un corpo di fronte al mondo, è formata da uomini nati da Dio; essi hanno ricevuto, nel loro essere rigenerato, il titolo di figli di Dio nell’unità dello Spirito Santo, con menti purificate e la disposizione al servizio.”
Possiamo dire che i giovani anabattisti furono i primi nel proprio secolo ad affermare il concetto che “Dio non ha nipoti“, perché essere figli di credenti non garantisce a nessuno di essere parte del popolo di Dio.
L’Anabattismo fu più una galassia di movimenti che un corpo unitario e, come del resto molti altri movimenti nella storia del Cristianesimo, era attraversato da una serie di correnti diversificate. Però la profonda convinzione che la Chiesa dovesse essere separata dalla corruzione del mondo ed anche dal potere politico e militare fu qualcosa che identificò la maggioranza degli anabattisti, distinguendoli dalle altre chiese protestanti a loro contemporanee.
Non vacillo di fronte alla persecuzione, perché rimango fedele al Dio che mi ha salvato.
La persecuzione fu una costante dei primi decenni di vita dell’Anabattismo. Un’ordinanza imperiale del 1529 decretava la condanna a morte per tutti i settari e ribattezzatori e, a parte sporadiche eccezioni, essa venne rigorosamente eseguita in tutto l’Impero e non solo.
A volte persino le autorità luterane collaborarono con quelle cattoliche nella persecuzione delle comunità anabattiste. I martiri anabattisti trovarono conforto nei numerosi esempi della Parola di Dio. Michael Sattler, ex monaco benedettino attivo poi nella predicazione in Tirolo, nel 1527 si trovava nel carcere austriaco di Binsdorf in attesa di essere giustiziato; tuttavia scriveva che “camminare nel mondo come Cristo camminò” implicava anche passare attraverso “la croce, la distretta, la prigionia, la rinuncia a se stessi e alla fine anche la morte.“
Con la sola eccezione della Moravia, dove alcuni nobili simpatizzanti cercavano precariamente di proteggerle, per buona parte del XVI sec. non ci fu per le comunità anabattiste un luogo completamente al sicuro dalla persecuzione. Questo elemento, che da solo avrebbe dovuto comportare la fine di questo movimento, non ne impedì affatto la sopravvivenza. Noi crediamo ancora oggi che Dio sa portare avanti la propria Chiesa, pur nella sofferenza e talvolta nel martirio.
Non mi lascio scoraggiare dagli scandali e dagli estremismi.
Giugno 1535, a Münster, provincia tedesca della Westfalia avviene l’impensabile: la violenta occupazione della città da parte di alcune frange isolate ed estremiste dell‘anabattismo si conclude tragicamente in un massacro. Lo scandalo fu così clamoroso che ancora oggi, a distanza di 500 anni, quando si parla di Anabattismo si pensa a questo evento isolato, come se avesse riguardato e contaminato tutte le città in cui erano presenti gli anabattisti.
A Münster tutto era iniziato nel febbraio dell’anno precedente, quando Giovanni da Leida assunse il controllo della città e Münster fu proclamata la “nuova Gerusalemme“: fra le altre degenerazioni, fu imposta con la forza la comunione dei beni. Dopo questo terribile episodio, l’Anabattismo non fu più la stesso.
Ma Dio sa usare anche il male per promuovere il bene: come reazione, grazie soprattutto alla riflessione di Menno Simons (1496-1561), gli anabattisti svilupparono una marcata connotazione pacifista che non aveva paralleli in quel periodo storico (si pensi per contrapposizione allo stesso Zwingli che morì andando in guerra o al coinvolgimento di Calvino nell’esecuzione dell‘eretico Serveto). La riflessione etica sul pacifismo divenne uno dei tratti più caratterizzanti degli scritti e dell’eredità storica lasciati dall’anabattismo alle generazioni successive.
Io evangelizzo.
I teologi luterani a quel tempo insegnavano che il grande mandato fosse un comandamento valido soltanto per gli Apostoli e i missionari della chiesa primitiva e che non fosse più attuale. D’altra parte, non si potevano evangelizzare i Cristiani europei del Sedicesimo secolo che erano già Cristiani per il battesimo ricevuto da bambini, secondo la maggior parte dei luterani del tempo.
Al contrario, gli Anabattisti sentivano il bisogno di annunciare Gesù in ogni luogo possibile. Credevano nell’evangelizzazione e ci credevano con convinzione! Ritenevano che ogni credente avesse ricevuto il mandato da Dio di diventare Suo testimone. Pertanto avvertivano il dovere di fare discepoli fra tutti gli uomini, fino alla fine del mondo.
Non mi tiro indietro dall’annunciare tutto il consiglio di Dio (vd. Atti 20:27)
Ci sarebbe tanto altro da raccontare sull’Anabattismo:
- sulla ricerca della guida dello Spirito Santo, a disposizione di ogni credente sincero, prima di tutto per comprendere la Parola di Dio – altre correnti protestanti enfatizzavano ancora soprattutto il predicatore sul pulpito come fulcro intorno a cui ruotava tutta l’esperienza cristiana;
- sulla ricerca e l’esercizio dei carismi dello Spirito Santo così come sono descritti nella prima epistola ai Corinzi;
- sulla loro escatologia, che rifiutava la dottrina che il millennio fosse già iniziato, prima del ritorno di Gesù, così come era credenza nella chiesa cattolica romana fin dai tempi di Agostino da Ippona, e poi anche fra luterani e calvinisti;
- sulla necessità di santificarsi per non scadere dalla grazia di Dio, argomento biblico poi ripreso dagli arminiani, in contrapposizione con i calvinisti;
- sugli esempi pratici di vera carità cristiana come quello di Dirk Willems, che per aderire all’insegnamento di Gesù di amare i propri nemici, salvò il proprio inseguitore dall’acqua gelida in cui quest’ultimo era caduto, finendo così per essere martirizzato alcuni mesi dopo.
- Il rifiuto per il compromesso dottrinale: Calvino considerava il battesimo dei bambini un ingrediente fondamentale della propria teologia, ma sappiamo che invece altri riformatori erano arrivati a posizioni dottrinali molto più vicine a quelle dell‘anabattismo; furono però i giovani Grebel, Stumpf, Manz, Reublin e Brötli a sviluppare fino alle sue conseguenze pratiche la nuova riflessione sul battesimo in acqua. Gli anabattisti per i loro tempi erano “innovatori” e addirittura folli a mettere a rischio la propria vita per una scelta del genere, oggi gran parte dei movimenti evangelici nel mondo riconoscono come valido soltanto il battesimo degli adulti.
Da un punto di vista prettamente storico come Pentecostali sappiamo che il nostro movimento non deriva direttamente dall’Anabattismo ed è indubbio che a distanza di 500 anni alcune posizioni di questo possano sembrarci incomprensibili o anche estremiste. Tuttavia è impossibile non riconoscere anche in questo movimento il soffio di quell’unico vero Spirito di Dio, la cui persona e opera non mutano nel tempo, ma anzi hanno dei segni caratteristici che ritroviamo in ogni secolo, fino a quando Gesù non tornerà.
Hanno collaborato per questo articolo di Svolta: Francesco Cataldo e Gianmarco Giuliani, dottorando in Letteratura, Arte e Storia dell’Europa Medioevale e Moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.