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ChatGPT o Dio: da chi ci facciamo trasformare?

 

Tutto è cominciato quando ci siamo immaginati in un anime dello Studio Ghibli, poi ci siamo inscatolati come action figures, ora stiamo aspettando il prossimo trend per trasformarci in qualcos’altro.

 

Da quando il team di ChatGPT (già usato per predicare in qualche chiesa) ha rilasciato la nuova funzionalità avanzata di generazione delle immagini, i numeri del chatbot[1] di OpenAI sono esplosi, arrivando ad ottenere un milione di nuovi utenti in un’ora e 700 milioni di utenti attivi al mese.

 

Farci “trasformare” dall’Intelligenza Artificiale (IA) è diventato un fenomeno globale (coinvolgendo anche politici di alto livello) e un’ulteriore prova dell’impatto di questa tecnologia sulla nostra vita.

 

Perché vogliamo trasformarci in qualcos’altro

 

Dopo l’avvento dei social basati sulle immagini (Instagram prima e poi TikTok), le IA generative[2] sono l’ennesima prova di una verità scritta dal re Salomone 2500 anni fa:

“…l’occhio non si sazia mai di vedere…” (Ecclesiaste 1:8). Questa fame di contenuti visivi non si esaurisce mai e viene alimentata da tre caratteristiche della nostra natura umana: la curiosità, il conformismo e l’insoddisfazione.

 

Come potrei essere anchio se fossi … disegnato dallo Studio Ghibli? … un pupazzetto di plastica inscatolato con i miei accessori?

 

Sicuramente queste sono domande che ci siamo fatti quando abbiamo visto tutte queste simpatiche immagini inondare i nostri profili, e non abbiamo resistito alla voglia di sapere che effetto faceva. Siamo andati da ChatGPT e gli abbiamo chiesto di trasformare anche noi per soddisfare la nostra innata curiosità. Magari non l’abbiamo neanche condivisa sui social, ma ci siamo tolti la soddisfazione di vedere com’eravamo in una scatolina di plastica!

 

Lo fanno tutti, quindi lo faccio anchio!

 

Sicuramente la motivazione più forte e la sostanza stessa di qualsiasi trend. Il fatto che lo facciano tutti ci spinge a farlo: la FOMO[3] e il conformismo sono una spinta potentissima, anche senza che ne siamo consapevoli. Vediamo che tutti fanno qualcosa, e ci sentiamo autorizzati o incoraggiati a farla anche noi. Le motivazioni sono le più diverse, ma tendenzialmente si tratta di compiacere gli altri in modo da migliorare le relazioni sociali e, allo stesso tempo, mantenere un concetto di sé favorevole. Anch’io voglio i like e i commenti su una mia foto ghiblizzata!

 

Voglio di più!

 

Oltre alle nostre immagini ghiblizzate e inscatolate, ci sono anche diversi casi in cui l’IA si utilizza per creare immagini di noi stessi in cui sicuramente abbiamo un aspetto migliore. Usiamo le IA per migliorare sempre di più i nostri contenuti, la nostra reputazione, la nostra immagine. Nuovi strumenti creano nuove possibilità, che creano nuovi bisogni. Se prima bastava una nostra foto o video (magari con qualche filtro o posa ad effetto) adesso possiamo avere foto e video generate dall’IA che ci possono ritrarre in modi ancora più efficaci, quindi le classiche foto e i classici video non bastano più.

 

Vogliamo fare di più, vogliamo più novità, vogliamo apparire più belli, più simpatici, più spirituali, più al passo coi tempi … Vogliamo di più perché non ci basta ciò che abbiamo.

 

Tutto legittimo, ma abbiamo anche bisogno di avere più consapevolezza su come le società che hanno sviluppato le intelligenze artificiali che usiamo per soddisfare la nostra curiosità, il nostro conformismo e la nostra insoddisfazione hanno dato il via ad altri tipi di trasformazione che stanno cambiando il nostro mondo.

 

La nostra creatività trasformata

 

Da quando è esploso il trend delle immagini in stile Ghibli, sono nate grandi discussioni su come proteggere il lavoro degli artisti. In un articolo dedicato al tema, la rivista di tecnologia Wired scrive:

 

“… gli esperti di sicurezza, che si stanno chiedendo come sia stato addestrato il modello di OpenAI per riuscire a generare immagini di questo tipo. Se la compagnia di Altman ha utilizzato i film di Miyazaki per formare la sua AI, ha violato la legge sul diritto d’autore? Secondo quanto dichiarato da Evan Brown, avvocato specializzato … prodotti come l’AI generativa di Gpt-4o operano in una zona grigia dal punto di vista legale, dato che lo stile non è esplicitamente protetto dal diritto d’autore. Questo significa, quindi, che OpenAI non sembrerebbe violare la legge supportando la creazione di immagini che richiamano lo stile del regista giapponese. Nonostante questo, considerati i risultati, è plausibile che la compagnia abbia formato il suo modello su milioni di fotogrammi dei film dello Studio Ghibli.”

 

Gli artisti e i creativi in tutto il mondo, che sviluppano in anni e anni di studio e pratica uno stile che rende unico e distintivo il proprio lavoro, ora possono vederlo “riprodotto” in milioni di copie dai modelli di Intelligenza Artificiale addestrate a riconoscerlo e simularlo.

 

Ciò che poteva essere concepito come qualcosa di unico, ora può essere sfruttato senza autorizzazioni potenzialmente da tutti con un semplice prompt.

 

La creatività umana viene trasformata in un macchinario della nuova industria dell’intelligenza artificiale.

 

La nostra privacy trasformata

 

Per far sfornare a ChatGPT le nostre immagini in stile Ghibli o inscatolate stiamo riversando nei database delle IA una quantità incalcolabile di informazioni personali.

 

Una dinamica simile a quella già sperimentata dai social network, che hanno promesso di connetterci di più ma invece hanno usato tutte le nostre informazioni (foto, like, condivisioni, contatti) per bersagliarci di pubblicità, disinformazione e propaganda politica con precisione chirurgica.

 

Ora invece forniamo alle IA le foto di noi stessi, della nostra famiglia, dei nostri amici. Conversando con loro gli sveliamo (in maniera più o meno diretta) quali sono i nostri gusti e i nostri interessi. Un’altra importante rivista di tecnologia, Mashable, riporta la voce di esperti di privacy che affermano:

 

Caricare foto personali su piattaforme come ChatGPT per ottenere immagini in stile Studio Ghibli potrebbe fornire a OpenAI nuovi dati facciali, aggirando i controlli legali applicati ai contenuti raccolti dal web. La mancanza di trasparenza sulla conservazione dei dati complica ulteriormente la questione, poiché gli utenti potrebbero non sapere se le loro immagini vengono archiviate o utilizzate per l’addestramento dell’IA.”

 

Cosa succederà all’oceano di informazioni personali che stiamo dando alle società come OpenAI? Se la storia dei social network ci ha insegnato qualcosa, mentre noi stiamo usando le nostre foto per trasformarci in simpatici pupazzetti o in affascinanti ritratti per arricchire i nostri feed social e accumulare like e condivisioni, le società che gestiscono le AI le useranno per trasformarci in qualcos’altro. Nel frattempo, Sam Altman, fondatore di ChatGPT, sta progettando un proprio social network.

 

Gli esperti sono concordi nel constatare che i modelli AI, nelle loro infinite applicazioni, raccoglieranno una quantità di dati enormemente superiore ai social network, e lo faranno in modi nuovi, come quelli proposti da Replika, il chatbot AI che si propone come “amico”:

 

Replika è l’intelligenza artificiale per tutti coloro che vogliono un’amica senza giudizi, drammi o ansia sociale. Potrete creare un vero e proprio legame emotivo, condividere una risata o chiacchierare di qualsiasi cosa vogliate! Ogni Replika è unica, proprio come ogni persona che la scarica. Reagendo ai vostri messaggi, imparerà il modo migliore per tenere una conversazione con voi!”

 

La nostra stessa vita e intimità viene trasformata in una risorsa praticamente inesauribile per alimentare la nuova industria dell’Intelligenza Artificiale.

 

La nostra vera immagine

 

Mentre lasciamo che le IA trasformino la nostra immagine, mentre stanno trasformando la nostra vita, la nostra cultura e la nostra società, rischiamo di perdere per strada la nostra  vera immagine, ciò che davvero siamo e come siamo stati creati nella nostra straordinaria unicità.

 

Immagina di guardarti allo specchio e sapere che, in qualche modo profondo e misterioso, riflesso lì davanti a te non c’è solo il tuo volto, ma un’eco del Creatore stesso. Questo è il cuore dell’immagine di Dio, una verità capace di rivoluzionare il modo in cui vediamo noi stessi, gli altri e il nostro scopo in questo mondo.

 

Cosa significa “Immagine di Dio”?

 

La Bibbia afferma fin dall’inizio:

 

“E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. (Genesi 1:27)

 

Essere creati a immagine di Dio significa che, sebbene non siamo divini, portiamo in noi una somiglianza con Dio stesso. Non parliamo di un aspetto fisico — Dio è spirito (Giovanni 4:24) — ma di qualcosa di più profondo: la nostra razionalità, creatività, moralità, capacità di relazione e di amore riflettono il carattere del nostro Creatore.

 

Siamo stati progettati per vivere in comunione con Lui e per governare saggiamente il creato.

 

Il devastante impatto della Caduta

 

Ma qualcosa è andato storto. Genesi 3 ci racconta la tragica ribellione dei nostri progenitori. Con il peccato si è creata una separazione spirituale da Dio.

 

Qui sta il punto cruciale: il peccato non ha cancellato l’immagine di Dio, ma l’ha trasformata, in peggio. È come se uno specchio fosse stato infranto — riflette ancora qualcosa, ma in modo offuscato, frammentato e distorto.

 

Il peccato ha intaccato la nostra capacità di rappresentare Dio fedelmente. Ha contaminato la nostra mente, le nostre emozioni, le nostre relazioni. Invece di cercare Dio, cerchiamo qualcos’altro che ci soddisfi, vogliamo sempre di più ma non sappiamo cosa.

 

L’immagine di Dio rimane in ogni essere umano, ed è questo che dà unicità e dignità a ogni vita umana, ma abbiamo perso la pienezza del suo splendore originale.

 

La trasformazione di cui abbiamo bisogno

 

E qui entra in scena Gesù. L’apostolo Paolo lo chiama “l’immagine del Dio invisibile” (Colossesi 1:15). Gesù è venuto per salvarci dai nostri peccati e, quindi per ristabilire in noi l’immagine di Dio. In Lui vediamo cosa significa davvero chi possiamo essere.

 

Per mezzo del Vangelo, lo Spirito Santo inizia in noi un processo di trasformazione, chiamato santificazione, che ci trasforma “…nella stessa immagine [di Cristo], di gloria in gloria” (II Corinzi 3:18).

 

“Di gloria in gloria” significa che c’è un progresso, un cammino. La santificazione è un’opera continua: Dio prende la nostra vita imperfetta e giorno dopo giorno la trasforma, come un vasaio fa con l’argilla, rendendoci più simili a Gesù.

 

Molti pensano alla santificazione come una lista di “cose da non fare”: non dire bugie, non peccare, non pensare male. Ma la Bibbia va molto più in profondità.

 

La trasformazione che lo Spirito opera in noi coinvolge ogni area della vita:

 

  • La mente: Impariamo a pensare come Gesù e conoscere la volontà di Dio per noi, che è ciò che di meglio può esserci (Romani 12:2).
  • Il cuore: In noi si cominciano a sviluppare delle caratteristiche meravigliosamente positive (Galati 5:22) e questa trasformazione si manifesta anche nel quotidiano: in come parliamo, lavoriamo, trattiamo gli altri .
  • Le relazioni: Impariamo ad amare come Cristo ci ha amati — con pazienza, perdono, sacrificio (I Corinzi 13:4-13).

 

Mentre le IA ci trasformano in pupazzetti e personaggi di anime (“rubando” i nostri dati) Dio è capace di operare la trasformazione più grande mai vista.

 

Non hai la curiosità di scoprire come Dio può cambiare la tua vita?

 

Perché perdersi le meraviglie che ha già progettato per te?

 

Non vuoi di più? Qualcosa che nessuna simulazione prodotta dall’IA, per quanto potente, potrà mai darti? Dio “…può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo…”! (Efesini 3:20)

 

Dio è colui che ti ha creato in modo unico e meraviglioso, non vuole sfruttare la tua unicità, vuole fartela riscoprire e valorizzarla. Non userà i dettagli della tua vita per riempire un database per profilarti, ma li prenderà così come sono per creare in te qualcosa di nuovo e glorioso, per il tuo bene.

 

Sei stato creato con uno scopo eterno, porti impressa l’immagine di Dio, e in Cristo sei chiamato a rifletterla sempre di più. E anche quando inciampi, ricordati: lo specchio può essere incrinato, ma non è irrecuperabile. In Cristo, Dio sta ricostruendo ogni pezzo.

 

E ciò che Lui inizia, lo porta a compimento.

Andrea Botturi

 

  1. PS. Ti consiglio un libro introduttivo alla nostra tecno-cultura:
    Come vivere in un mondo digitale?

[1] Un chatbot è un programma informatico progettato per simulare una conversazione umana, generalmente attraverso un’interfaccia di chat, per fornire risposte automatiche a richieste degli utenti. Il più famoso è, ovviamente, ChatGPT, ma lo sono anche DeepSeek, Gemini, Copilot.

[2] L’intelligenza artificiale generativa (IA generativa) è un tipo di intelligenza artificiale in grado di creare nuovi contenuti e idee, tra cui conversazioni, storie, immagini, video e musica.

[3] FOMO è l’acronimo di “Fear Of Missing Out”, che in italiano significa “paura di essere tagliati fuori”. Si tratta di una forma di ansia che porta a temere di perdere opportunità, esperienze o eventi socialmente importanti e gratificanti. La FOMO è spesso alimentata dall’uso dei social media, dove si vedono le vite degli altri, creando la sensazione di essere esclusi o di non stare vivendo esperienze altrettanto interessanti.

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