Poche aree della teologia cristiana sono più misteriose, o più importanti, della Trinità. Le differenze più rilevanti tra le religioni abramitiche – ebraismo, cristianesimo e islam – possono essere ricondotte alla Trinità perché è Dio Figlio che è venuto a salvare i peccatori e lo Spirito Santo che unisce il cristiano con Dio e lo riempie della Sua presenza.
Se qualcuno capisce la Trinità, ha una comprensione di base di uno dei più importanti insegnamenti cristiani.
Se qualcuno afferma di credere in Gesù ma non crede nella Trinità (come i testimoni di Geova o i mormoni), non crede nel Gesù della Bibbia.
Possiamo capire la Trinità?
La dottrina della Trinità afferma che Dio esiste come uno in essenza e tre in persone: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito.
Ogni persona della Trinità è ugualmente e pienamente Dio, distinta dalle altre, e tuttavia rimane un solo Dio.
Spesso anche i credenti più maturi hanno difficoltà a capire la Trinità, e potrebbe succedere ancora di più ai giovani. Avere una buona teologia, tuttavia, ha un impatto significativo perché modella la nostra visione di Dio. Seppure la natura della Trinità vada al di là della nostra piena comprensione, non sottovalutare ciò che sei in grado di comprendere.
Il fatto che la Trinità superi la nostra comprensione in realtà è una buona cosa, perché un Dio la cui natura ha facilmente senso per la mente umana deve essere un dio piuttosto piccolo. La santità di Dio implica anche che in molti aspetti Esso sia “separato” e diverso da noi. Ma dato che non si nasconde, Dio ci ha rivelato abbastanza della Sua natura attraverso le Scritture (la Bibbia).
La Trinità nell’Antico Testamento
Dal primo capitolo della Bibbia viene introdotto lo Spirito di Dio (Genesi 1:2), e altre volte Dio si riferisce a Se stesso al plurale (Genesi 1:26-27; 3:22; 11:7; Isaia 6:8). Mentre l’unicità di Dio è fortemente enfatizzata, la parola usata per descrivere Dio come “uno” nella scrittura ebraica, ehūd, è un termine elastico che può essere usato per descrivere l’unità nella diversità. Allo stesso modo, Elohim e Adonai, usati per Dio nell’Antico Testamento, sono termini plurali, forse prefigurando una realtà non ancora pienamente rivelata.
Più di cento volte l’Antico Testamento menziona lo Spirito di Dio. Insegna anche la venuta di qualcuno che sconfiggerà il nemico (Genesi 3:15) e un “Figlio d’uomo” appare con il Vegliardo (Daniele 7:9-14); nei Salmi si omaggia un “Figlio” (Salmo 2:11-12), viene profetizzata la nascita verginale (Isaia 7:14) di un bambino chiamato “Dio potente” e “Padre eterno” (Isaia 9:5, 6), e “l’angelo del Signore” è riconosciuto come Dio stesso (Genesi 16:10-13; 22:12-16; Esodo 3:1-6; Giudici 2:1-4; 6:11-24; Zaccaria 12:8).
Attingendo al solo Esodo, Cristo è identificato come l'”Io Sono” (Esodo 3:14; Giovanni 8:56-58), la roccia nel deserto (Esodo 17; 1 Cor. 10:4), e colui che salvò gli Israeliti dall’Egitto (Giuda 5). Il Cristo risorto ha interpretato le cose che riguardano Se stesso in tutta la Scrittura (Luca 24:27) e ha persino usato il Salmo 110:1 (“Il SIGNORE ha detto al mio Signore: «Siedi alla mia destra finché io abbia fatto dei tuoi nemici lo sgabello dei tuoi piedi» “) per dimostrare l’innato presupposto della Bibbia per una seconda persona della Divinità (Luca 20:41-44; Atti 2:34).
La Trinità nel Nuovo Testamento
Cristo non era un uomo che credeva di essere Dio. Mentre era pienamente umano, era anche pienamente Dio, come lo era dal principio (Giovanni 1:1) e lo sarà per sempre. Questo è difficile da spiegare. Ma proprio la Trinità ci aiuta a capirlo.
Aiuta anche a spiegare i passaggi in cui appaiono tutti e tre i membri della Trinità. Il Padre manda lo Spirito nel nome del Figlio (Giovanni 14:26). Tutto ciò che il Padre ha è del Figlio, e lo Spirito ci dichiara queste cose (Giovanni 16:15). Il Padre manda lo Spirito del Figlio nei nostri cuori (Romani 8:9; Galati 4:6; Tito 3:6). Noi battezziamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Matteo 28:19). Attraverso il Figlio, abbiamo accesso in un solo Spirito al Padre (Efesini 2:18). E l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello Spirito sono sempre con noi (2 Corinzi 13:13).
Tre qualità fondamentali della Trinità
Uguaglianza. Il Padre non è più grande del Figlio e dello Spirito, né alcuna persona è minore di un’altra. Dio il Figlio non è inferiore al Padre, ma ritrae il Suo ruolo nella salvezza come Colui che è inviato dal Padre come un Figlio che rappresenta la sua famiglia. Allo stesso modo, lo Spirito Santo non è una specie di “corriere” per il Padre e il Figlio, ma è uguale a Loro in gloria. Nessuna delle persone è mai stata creata, ma è uguale in onore ed eternità. Questa perfetta uguaglianza e unità è il motivo per cui Gesù disse: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Giovanni 14:9).
Distinzione. Alcuni ruoli distinti della Trinità sono esposti in Efesini 1:3-14. Dio Padre ci ha scelti in Lui prima della fondazione del mondo (v. 4). Il cristiano è “in Cristo”, e Dio Figlio è colui che ha lavorato per compiere la nostra salvezza (vv. 5, 9). Dio Spirito Santo è colui che assicura la nostra salvezza come un sigillo che contrassegna un documento come qualcosa di autorevole e legittimo (vv. 13-14). Tutte le persone della Trinità hanno un ruolo particolare, eppure lavorano in perfetta cooperazione perché sono una cosa sola.
Unità. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Le persone della Trinità non agiscono in modo isolato dalle altre, a briglia sciolta. Sono, piuttosto, unite in una relazione comunitaria perfetta da cui comprendiamo anche cosa significa amarsi e onorarsi l’un l’altro. In Giovanni 17:20-26, la preghiera di Gesù per l’unità dei cristiani scaturisce direttamente dalla sua comprensione della comunione della Trinità.
Tre analogie sbagliate e un facile schema della Trinità
Non esiste un’analogia perfetta per spiegare la Trinità. Le analogie che elencheremo di seguito sono dunque modi comuni in cui la gente cerca di insegnare la Trinità ai bambini. È importante che i giovani sappiano come correggere i modi in cui questi travisano il nostro Dio trinitario.
L’uovo. Questa analogia equipara la Trinità al guscio, tuorlo e albume che compongono un unico uovo. Una variante di questa analogia è quella della mela (la buccia, la polpa e i semi). Preso singolarmente, però, ogni componente dell’uovo o della mela non può essere considerato un uovo, o mela. Inoltre, le componenti di un uovo possono essere separate e non hanno lo stesso valore: di solito un uovo viene rotto e il guscio scartato come inutile.
L’acqua. Questa analogia paragona la Trinità a vapore, ghiaccio e acqua. La Trinità, però, è contemporaneamente tre in uno, mentre una molecola di H2O può essere o acqua, o vapore, o ghiaccio. Altre varianti di questo paragone enfatizzano le relazioni di una persona: un uomo che potrebbe essere un figlio, un marito e un padre per esprimere tre diversi tipi di relazioni che scaturiscono dalla stessa persona.
Questa analogia riflette una delle eresie più antiche: quella secondo cui Dio Padre si è trasformato in Dio Figlio che poi si è trasformato nello Spirito Santo. Dio è un’unità formata da tre persone, non tre espressioni di una sola persona.
Il trifoglio. San Patrizio è il famoso creatore di questa analogia. Ha usato le tre foglie del trifoglio per indicare le tre persone della Trinità, ma anche questo cade male per la stessa ragione dell’uovo e della mela: ogni foglia è una componente di un trifoglio, non un trifoglio.
Il modo più semplice e veloce per illustrare la Trinità è questo schemino, facile anche da disegnare.
Esso evidenzia che le tre persone della Trinità sono uguali e unite all’interno della Divinità, pur rimanendo distinte l’una dall’altra.
La Trinità non è una contraddizione
Da alcuni atei la trinità viene definita una contraddizione. Questo perché ci si limita a pensare in termini di “persona = essenza”. Questa equazione può essere comoda, ma non è razionalmente necessaria. La Trinità è sì insolita e misteriosa, ma non è intrinsecamente o analiticamente irrazionale.
Se la formula della Trinità affermasse che Dio è un’essenza in tre o che è tre persone in una, allora ci troveremmo di fronte a una contraddizione. Qualcosa non può essere uno e tre in A allo stesso tempo e nella stessa relazione. Questa è una contraddizione.
Per questo, fin dall’inizio della storia del cristianesimo, si è sempre stati attenti a definire Dio “tre persone in una sola essenza”.
La Trinità come base della nostra relazione con Dio, con la Chiesa e con il mondo
Poiché il Padre, il Figlio e lo Spirito erano perfettamente uniti già prima della creazione del mondo (amandoSi, servendoSi e glorificandoSi l’un l’altro) possiamo essere sicuri che Dio non ci ha creati per il desiderio di riempire un Suo vuoto relazionale. Questa è una buona notizia per noi, perché non potremmo mai farlo.
Lui era perfettamente appagato senza di noi. Eppure ha scelto amorevolmente di crearci, invitandoci a godere (e ad essere appagati da) tutto ciò che Dio è dentro di Sé.
Come membri della Chiesa, siamo la casa del Padre (1 Timoteo 3:15), la sposa del Figlio (2 Corinzi 11:2; Efesini 5:25-27; Apocalisse 19:7), e il tempio dello Spirito (1 Corinzi 6:19).
Uniti a lui nell’amore, così anche noi siamo uniti al Suo popolo – coloro con cui siamo edificati insieme nel Figlio per essere una dimora del Padre per mezzo dello Spirito (Efesini 2:22). Come le tre persone della Trinità sono misteriosamente unite come una sola, così tutte le tribù, le lingue e le nazioni del popolo di Dio (Apocalisse. 7:9) sono una sola cosa in Lui.
Come vediamo il Padre che manda il Figlio e il Figlio che manda lo Spirito, così vediamo il Grande Mandato che Gesù ci ha rivolto come la continuazione della missione della Trinità nel mondo (Giovanni 17:18; Matteo 28:18-20).
Come ogni persona della Divinità glorifica l’altra, anche noi siamo invitati a glorificare e testimoniare Dio, in tutto il mondo e in ogni aspetto della nostra vita. Sulla croce vediamo la glorificazione suprema del Padre quando il Figlio offre la Sua vita per noi, affinché possiamo ricevere lo Spirito di adozione per essere figli di Dio (Giovanni 1:12; Romani 8:15). Anche noi siamo chiamati a dare la nostra vita per gli altri (Giovanni 15:13), glorificando Dio mentre lo facciamo.
Anche se la Trinità è un concetto che va oltre la nostra piena comprensione, quando ci avviciniamo a Dio, possiamo assicurarci che Lui si rivela a quelli che Lo cercano (Geremia 29:12; Ebrei 11:6).
Più giustamente Lo percepiamo, più profondamente possiamo custodirLo, più pienamente possiamo adorarLo e più appassionatamente possiamo unirci a Lui nella Sua opera in tutto il mondo.
Andrea Botturi