È sempre motivo di orgoglio quando un connazionale riceve un prestigioso riconoscimento a livello mondiale. Quest’anno il più alto traguardo per uno scienziato, il premio Nobel, è andato a Giorgio Parisi, professore emerito di fisica teorica all’università “La Sapienza” di Roma ed ex Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Una vittoria largamente attesa e decisamente meritata!
Le ricerche di Giorgio Parisi
Il prof. Parisi ha lavorato su tanti fronti, ma gli sono stati riconosciuti i meriti per le sue ricerche rivoluzionarie nel campo della cromodinamica quantistica e dello studio dei sistemi disordinati complessi, dalla scala atomica a quella planetaria.
Complessi come le reti neurali del cervello, che si integrano alla perfezione con altri sistemi, aprendo la strada alla comprensione del comportamento dei materiali a livello microscopico, fino ad applicazioni apparentemente distanti quali il volo degli stormi degli uccelli, l’ecologia e l’analisi delle pandemie.
La “particella di Dio”
Negli anni ’70 ha anche studiato il bosone di Higgs per progettare gli esperimenti che avrebbero portato alla sua scoperta nel 2012. Forse “bosone di Higgs” non vi dice molto, ma se lo chiamate “particella di Dio” allora il riferimento vi sembrerà più familiare.
Avranno pensato così anche gli editori del libro divulgativo “The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question?” (tradotto in italiano con “La particella di Dio: se l’Universo è la risposta, qual è la domanda?”), che anziché parlare di “Goddamn particle” (particella maledetta) che non avrebbe attirato il lettore più di tanto, hanno inserito Dio nel titolo del libro, con l’intento di aumentarne considerevolmente le vendite!
Cos’è questa “particella di Dio/bosone di Higgs? È un mediatore che fa parte di un campo (di Higgs) che consente ai costituenti fondamentali della materia, i quark, di assumere una certa massa differenziata.
Per capirci, è come se in un centro commerciale entrasse un personaggio famoso ed una persona non nota: per via del suo “potere aggregante”, attorno al primo si assembrerebbe (non in pandemia!) un numero considerevole di persone, mentre intorno alla seconda qualche conoscente o addirittura nessuno.
Che centra Dio con tutto questo? Ovviamente nulla, o, per meglio dire, niente di più di quanto non centri tutto quello che ci circonda, ma la comunicazione ed il marketing di determinati prodotti (come le notizie o i libri) sono spesso fuorvianti e distorcono la realtà come in questo e molti altri casi.
Dio per me non è neanche un’ipotesi
Di Dio però ha davvero parlato il prof. Parisi in una sua intervista del 2010, rispondendo alla domanda del giornalista se credesse in Dio o meno: “Dio per me non è neanche un’ipotesi”, fu la sua risposta (specificando però di recente in una sua lettera ad Avvenire.it che “l’esistenza di Dio non può essere usata alla stregua di una qualsiasi ipotesi scientifica: è qualcosa di diverso che trascende la scienza, e non può essere oggetto di indagine scientifica”).
Sempre nell’intervista del 2010, iIncalzato dal giornalista che desiderava un suo commento sulla spiritualità di qualche suo insigne collega, aggiunse però che se uno crede la fede è un bel vantaggio!
Senza nulla togliere ai meriti scientifici del Professore, a cui vanno le nostre congratulazioni più sincere, vogliamo fare alcune considerazioni su queste ultime affermazioni alla luce della Scrittura.
La dimensione personale della fede
Credere in Dio non può essere solo l’adesione formale o intellettuale ad un certo credo. La fede nasce da un rapporto personale ed intimo con il Signore, che si declina in forme soggettive diverse a seconda delle esperienze individuali, ma con il medesimo risultato: la nuova nascita!
Gesù ne parlava esplicitamente con un dottore del Suo tempo: “non ti meravigliare se ti ho detto: bisogna che nasciate di nuovo” (Giovanni 3:7)!
“Non ti meravigliare” equivale a “non ti appaia illogico” che per capire le cose di Dio occorre nascere d’acqua (simbolo della Scrittura) e di Spirito (Santo)! È una dimensione nuova, spirituale, che trascende ed amplia le comprensioni naturali.
È attraverso questo processo personale che si sviluppa la fede in Gesù, il Salvatore ed il Creatore.
La fede – per definizione – è “certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Ebrei 11:1), una consapevolezza interiore e personale nata dall’esperienza diretta che fornisce convinzioni profonde su sé stessi e sul mondo attorno.
“Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti” (Ebrei 11:3) – scriverà lo scrittore agli Ebrei – evidenziando una possibilità spirituale che viene data a tutti, dai più semplici ai più eruditi, attraverso le Scritture!
Scoprire Dio
È quando ciò avviene che l’uomo “scopre” Dio e il Suo piano d’amore per l’uomo rivelato in Gesù Cristo, cioè la salvezza dell’anima! Persino la contemplazione della natura cambia prospettiva, assumendone una connotazione più ampia.
Il Salmista Davide, conscio di questa profonda convinzione, scriveva: “meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene” (Salmo 139:14b)! Il credente riconosce la bellezza di quanto ci circonda in maniera diversa e profonda.
Sembra che il fisico James Clerk Maxwell – credente e scienziato –, che operò la sintesi della fisica classica nelle sue celebri quattro equazioni sull’elettromagnetismo, fece scrivere sulla porta del laboratorio Cavendish che dirigeva a Cambridge, in Inghilterra, “grandiose sono le opere del Signore, degne di essere meditate da quanti le amano” (Salmo 111:2).
Un valore aggiunto, per il credente, studiare l’opera del Creatore! Persino negli aspetti più complessi:
“scrutare le cose difficili è per l’uomo un onore” (Proverbi 25:27 b)
Vivere la fede però è anche un percorso accidentato, fatto spesso di rinunce, emarginazioni e finanche persecuzioni (fisiche e morali), ma Gesù rincuorava i Suoi discepoli e noi, di conseguenza, dicendo:
“E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna” (Matteo 19:29).
La vita eterna…già, un bel vantaggio!
Giovanni Palamara