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In cosa credono i Protestanti

 

Ma voi Pentecostali siete Protestanti? Se no, cosa vi distingue dai Protestanti?

 

Abbiamo già considerato che quest’anno cade il Cinquecentenario della Riforma Protestante e abbiamo già espresso tutta la nostra gratitudine per l’eredità e l’esempio che ci ha lasciato Martin Lutero.

 

D’altra parte abbiamo spiegato quali sono gli altri valori spirituali per i quali ci identificheremmo di più con movimenti radicali che di solito non derivano da Martin Lutero, come gli Anabattisti . Abbiamo anche pubblicato un articolo che spiega perché non siamo sicuramente Riformati, nel senso di “calvinisti” ed anche un articolo che spiega in pochissime righe quale sia la dottrina del battesimo nello Spirito Santo che ci identifica come “pentecostali”.

 

Insomma, ci sono già abbastanza termini per mettere su un glossario!

 

Ma oggi vorremmo rispondere in modo semplice e chiaro alla domanda che più frequentemente ci viene fatta: ma voi siete protestanti? Sì o no? Questa domanda ci viene fatta sicuramente a scuola nel periodo in cui si iniziano a studiare proprio gli eventi storici associati alla nascita del Protestantesimo.

 

In effetti a differenza di altre domande questa richiede necessariamente un minimo di spiegazioni perché “Protestante” è una parola che non esiste nella Bibbia e che nei 500 anni in cui è stata utilizzata, è finita per assumere diversi significati. Noi ne prenderemo in considerazione tre: un significato neutrale, un significato negativo e un significato positivo. Quest’ultimo è quello con cui ci identifichiamo davvero.

 

1) Il significato neutrale del termine


Beh, è banale: se sei protestante, non sei cattolico romano e neppure greco ortodosso. In questo senso, chiunque si definisca cristiano perché seguace degli insegnamenti di Gesù ma non crede nella successione apostolica e tantomeno si sottomette all’autorità del Papa, sarebbe un protestante.

 

Questa definizione “neutrale” in realtà contiene un’accezione molto povera di significato: dice soltanto quello che non siamo (cattolici) e ciò in cui non crediamo (che la Chiesa di Roma sia la nostra casa spirituale), ma non dice nulla di positivo…

 

…in questo senso, per quanto sia un significato neutrale e forse anche quello più “letterale” (se protesti significa che rifiuti le indicazioni e l’autorità di qualcuno), diciamo la verità, non ci piace molto. Preferiamo di gran lunga l’etichetta di “evangelici” (tranquilli, la definizione arriva dopo…), perché attira l’attenzione piuttosto su quella che è la Buona Notizia che annunciamo e che deve essere al centro del nostro messaggio.

 

Ebbene sì, vogliamo considerare nostro capo e nostra guida soltanto Gesù! Non riconosciamo come autorità divina in terra nessun essere umano che sia venuto dopo di lui. Lui stesso ha detto:

Ma voi non vi fate chiamare “Rabbì”; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo; ma il maggiore tra di voi sia vostro servitore. Chiunque si innalzerà sarà abbassato e chiunque si abbasserà sarà innalzato. (Matteo 23:8-12)

 

2) Il significato negativo del termine

 

Tanti Protestanti dopo Martin Lutero hanno creato proprie teorie che non troviamo da nessuna parte nella Bibbia e che quasi sicuramente avrebbero fatto arrabbiare lo stesso Martin Lutero. Queste teorie hanno connotato negativamente la parola “protestante” soprattutto negli ultimi decenni.

 

Parliamo dell’idea che la Bibbia contenga errori, che non sia pienamente o integralmente la Parola di Dio, che debba essere filtrata nei suoi chiari ed espliciti insegnamenti, con dottrine che negano l’esistenza della perdizione eterna per chi non crede in Gesù come Salvatore o che addirittura negano la stessa venuta storica di Gesù sulla terra, la Sua divinità o la Sua Resurrezione.

 

Noi alla Bibbia ci crediamo davvero ancora oggi, e ci guarderemmo bene dal “protestare” contro di essa. Protestiamo eventualmente contro le autorità umane, ma non contro l’autorità della Parola di Dio, perché “bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini” (Atti 5:29).

 

La Bibbia è la Verità. È la nostra Vita. È la Via che vogliamo seguire. Nella Bibbia vogliamo credere e rimanere fermi.

 

Se prendiamo per buono questo significato negativo noi non siamo affatto “protestanti”. Diciamo che in questo senso ci sono molti protestanti da cui ci dissociamo spiritualmente, seppure come concittadini italiani, vogliamo mantenere un rapporto di vicinanza pacifico e non escludiamo di collaborare insieme davanti allo Stato per difendere i diritti di libertà di coscienza in ambito religioso.

 

Molti Protestanti poi aderiscono oggi al Movimento Ecumenico, noi assolutamente no… ma di questo abbiamo già scritto qui.

 

3) Il significato positivo del termine

 

Potremmo ribadire senza esitazione o tentennamento i cinque “Sola” della Riforma Protestante in questo articolo. Ma lo abbiamo già fatto in quello su Martin Lutero.

 

Proviamo quindi a formulare in modo diverso e ancora più sintetico le due principali ragioni per cui come pentecostali siamo in continuità con il movimento protestante:

1) Crediamo nell’infallibilità della Parola di Dio: nessun errore. Nessun limite. È l’onnipotente ed infallibile Parola di Dio che non delude mai. È la nostra guida, la nostra Luce, la nostra Ancora, la nostra Roccaforte. Nessun’altra autorità assoluta e infallibile (2 Timoteo 3:16 – Isaia 8:20)

 

2) Crediamo nella potenza del sacrificio espiatorio di Gesù di cancellare ogni colpa istantaneamente. “Espiatorio” significa in parole povere che mediante la morte sulla croce Gesù ha pagato al posto nostro tutto ciò che c’era da pagare davanti a Dio.

 

Per questo affidandoci a Lui, credendo in Lui, divenendo Uno con Lui, siamo liberi dalle nostre trasgressioni: Gesù ha pagato. Siamo puri. Siamo perfetti agli occhi di Dio e per questo siamo Suoi amici, siamo Suoi Figli! (Ebrei 9:22 – Efesini 1:7)

 

Queste sono le verità cruciali nelle quali credeva anche Martin Lutero. Per noi non sono cambiate. E neppure per tutti gli evangelici del mondo, che sono tanti. Possiamo dire che queste due verità costituiscano la definizione di “evangelici” (lo avevamo detto che la definizione arrivava). E sono talmente importanti che in questo senso preferiamo essere definiti prima “evangelici” piuttosto che “pentecostali”. La nomenclatura della nostra famiglia di chiese è infatti ufficialmente “Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio in Italia”.

 

Abbiamo visto i tre significati che assume la parola “protestante”. L’Apostolo Paolo diceva di non “fare dispute di parole” (1 Timoteo 6:4; 2 Timoteo 6:14). Insomma: chiamateci pure come vi pare, basta che poi smettiamo di parlare di noi stessi e iniziamo a parlare di Gesù!

 

Davvero, preferiamo di gran lunga che conosciate Lui piuttosto che noi… Non è un caso che quando un anno fa abbiamo lanciato questo sito, abbiamo iniziato con un articolo su Gesù. È la conoscenza di Lui che può fare la differenza nelle vostre vite (Giovanni 6:40), non quella della storia del Protestantesimo! (seppure possa essere un buono spunto da cui partire per una riflessione personale).

 

La nostra più grande ambizione non è di essere chiamati “protestanti”, “pentecostali”, “arminiani”, “anabattisti”, “Assemblee di Dio in Italia” ecc., ma di essere davvero dei seguaci di Gesù e spandere tutt’intorno il profumo della Sua conoscenza (2 Corinzi 2:14).

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